sabato 25 ottobre 2008

Crisi? In Cina Business as usual, ma la prudenza consiglia nuove regole per gli investitori

di Leonello Bosco













Indice Shanghai composite












Indice HANG SENG (Borsa di Hong Kong)


Le rigorose e restrittive regole nel mondo finanziario cinese hanno probabilmente messo al riparo il Paese dagli effetti piu' disastrosi della catastrofe finanziaria mondiale. Questa crisi sembra quindi avere una effetto ridotto in Cina che, pur avendo investito in misura astronomica nella valuta americana, si e' molto piu' orientata ad acquisire titoli del debito pubblico americano piuttosto che spazzatura finanziaria, anche per la prevalenza di investimenti "istituzionali" piuttosto che del sistema finanziario e bancario. Almeno questa e' la sensazione che si avverte in Cina, o che si vuole far avvertire. I prossimi mesi confermeranno se questa impressione e' corretta. Le grandi banche si sono affrettate a comunicare che il loro impegno in titoli critici e' assolutamente limitato e senza impatti sensibili sui bilanci aziendali.


Naturalmente la Cina, e tutta l'Asia ha pagato, e paghera', conseguenze pesanti sull'economia industriale, come si vede gia' dai grafici a tre mesi di Shanghai ed Hong Kong. La sofferenza potrebbe toccare soprattutto le aree a maggiore dipendenza dall'export verso gli USA, come il Guangdong e lo Zhejiang, dove i segnali sono gia' evidenti. Quando parliamo di Cina pero' i numeri e le statistiche sno relativi. Nonostante l'evidente decremento della domanda americana, l'export della Cina e' cresciuto di un robusto 22% nei primi otto mesi del 2008, e gli esperti ritengno che la curva della domanda estera potrebbe riprendere a salire per la rinnovata (e obbligata) propensione dei consumatori americani ed europei per i prodotti a basso prezzo, tipicamente cinesi.
Ciononostante, la situazione costringe gli investiori stranieri a riscrivere almeno in parte alcune regole per garantire capacita' competitiva ai propri investimenti in Cina.

1. Shanghai e Pechino (dove si sono concentrati negli ultimi anni i maggiori investimenti) potrebbero non rivelarsi piu' cosi interessanti (la relativa scarsita' di manodopera ha fatto schizzar gli stipendi anche del 20/30% l'anno);

2. Puntare sulla partnership con le Universita' cinesi per garantirsi staff giovane e qualificato

3. Nuove opportunita' nelle citta' di seconda fascia. Dalian, Hangzhou, Ningbo, Xiamen, Guangzhou, Wuhan, Nanchang, Chongqing, Chengdu, Fuzhou, Kunming, Nanning, Nanjing, etc. sono la nuova frontiera cinese, anche per il mercato consumers.

4. Le infrastrutture cinse nelle grandi metropoli sono probabilmente le piu' moderne al mondo e il loro sviluppo e' stato gia' ipertrofico. Difficile prevedere ulteriori grandi sviluppi localizzati ancora nelle metopoli e nelle loro infrastrutture. Non cosi invece i settori "soft". Grandi sviluppi dei prossimi anni saranno nei settori della sanita', dell'istruzione, del welfare, dei consumi di lusso, ma anche nel nel recupero del gap di infrastrutture e di reddito nelle zone rurali.

Il ripensamento dei criteri e dei settori di investimento per le imprese occidentali potrebbe quindi portare sulla scena cinese nuovi attori, fuori dai tradizionali sistemi industriali. Si presenta quindi una nuova grande possibilita' legata piu' che alla industrializzazione, alla modernizzazione dei sistemi sociali. Una nuova grande impresa, per la quale anche molte aziende italiane potrebbero candidarsi, ma si tratta di un'impresa che richiede lunghi periodi di preparazione, acquisizione profonda della situazione cinese, presenza diretta e stabile sul campo.

Nessun commento:

Posta un commento